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Soft skills sempre più protagoniste

James J. Heckman, premio Nobel per l’economia, si è occupato per anni del capitale umano, conducendo degli studi su ciò che permette alle persone di lavorare meglio nelle aziende e di contribuire al meglio alla produzione e allo sviluppo degli obiettivi strategici di una impresa.

Fino a pochi anni fa l’attenzione degli economisti e degli psicologi del lavoro si concentrava sulle hard  skills, ovvero su quelle conoscenze e competenze di natura prettamente cognitiva e tecnica che il lavoratore acquisisce durante la formazione scolastica e universitaria e poi direttamente sul campo, all’interno del proprio lavoro quotidiano.

Per Heckman, invece, le sole hard skills in possesso di uno studente o di un lavoratore non sono predittive di successo professionale nè garantiscono la felicità personale. Semplificando, una persona molto preparata e con un ottimo quoziente intellettivo può tranquillamente “fallire” sia nel suo ruolo di studente che nel suo lavoro.

Per valutare il capitale umano e quello di una azienda diventa quindi interessante affiancare al concetto di hard skills quello di soft skills, dette anche non cognitive skills.

Heckman ne individua cinque :

  • Estroversione
  • Capacità relazionale
  • Coscienziosità
  • Stabilità emotiva
  • Apertura all’esperienza

In ogni caso non esiste un elenco definitivo di tutte le soft skill, consultando varia letteratura su questo tema ne è emerso un elenco piuttosto lungo, qui sintetizzato:

teamworking/leadership/capacità di ascolto/proattività/gestione del tempo/problem solving/adattabilità/flessibilità/gestione dello stress/precisione/capacità comuncative/orientamento al risultato/creatività

Per molti anni l’importanza dell’intelligenza emotiva  è stata fortemente sottovalutata e relegata a ruolo  secondario sia nel mondo della formazione che in quello del lavoro. Oggi, grazie ai lavori svolti sull’intelligenza emotiva da Daniel Goleman, Richard Boyatzis e da altri studiosi, come Heckman, il QI di una persona non è più sufficiente, come abbiamo già visto, per predirne la sicura riuscita professionale o esistenziale.

Autocontrollo, perseveranza, empatia, sono caratteristiche da  coltivare con altrettanta serietà con cui ci si impegna ad ottenere voti alti a scuola o successi lavorativi in età adulta.

La buona notizia è che le  character skills, come le definisce Heckman, una volta individuate e riconosciute, possono essere coltivate e potenziate, andandosi ad integrare con le hard skills,  fatte di conoscenze e di competenze più strettamente tecniche e legate ad un certo di tipo di formazione universitaria e di mansione ricoperta all’interno dell’azienda.